Nel 1865 fu un marchese, John Sholto Douglas, a scrivere le regole della boxe moderna ma se la chiamiamo nobile arte, in realtà, è soprattutto per i suoi nobili princìpi: forza, coraggio, resistenza e rispetto dell’avversario.
Sin dai suoi primi anni di attività, all’interno della “Società Educazione Fisica Torres” si praticava la boxe, sport che ha sempre avuto tanta presa sul pubblico sassarese, tanto che gli eroi con i guantoni venivano celebrati in consessi partecipatissimi che si svolgevano ovunque in città: dal Teatro Verdi allo stadio Acquedotto, dalla Palestra Meridda al Teatro Ferroviario fino ai giardini pubblici.
Non abbiamo certezza di quando sia nata la sezione pugilistica della SEF Torres ma abbiamo notizie che rimandano già al 1922, quando ci fu l’occasione di poter usufruire degli spazi dell’appena nato impianto sportivo cittadino; ma ancor prima era la Palestra sociale allestita negli scantinati del “Grande Cinema Sassari” ad ospitare ragazzi desiderosi di salire sul ring e confrontarsi in questa disciplina.
Gli atleti non mancavano così come lo spettacolo e in questi anni sono tanti i nomi entrati nel cuore dei sassaresi.
Dall’avvocato Emanuele Pilo “che aveva costruito un ring nello scantinato della sua casa per potersi allenare” (articolo di Daniele Doro per La Nuova Sardegna) a Giulio Macciocu e Attilio Secchi, e poi Mario Cauli, Claudio Dessy, Antonio Mariani.
In questo inedito documento del primo dicembre del 1928 sono elencati gli incontri della riunione di Boxe che si tenne al Teatro Verdi di Sassari. Tra i nomi spicca quello del futuro campione Gavino Matta, ancora giovane dilettante dei pesi mosca.
Il 13 e 14 luglio del 1929 la Sef Torres organizza i Campionati sociali alla palestra cinema “Sassari”. Tra questi primissimi interpreti della disciplina c’era, tra i pesi medi, anche Antonio Lecis, grande campione non solo nella boxe ma anche nel calcio e nell’atletica, tutti sport in cui si distinse sempre ai massimi livelli.
La ben nota carriera di Matta varcò i confini regionali fino ad arrivare ai vertici nazionali della categoria dei pesi mosca. E ancora oltre. Nel 1936 a Berlino, nell’Olimpiade che doveva celebrare la potenza del Terzo Reich di Adolf Hitler e che si ricorda per il malcelato disappunto dei gerarchi per le grandi imprese dell’americano Jesse Owens, Matta si conquistò la finale dei pesi mosca, stravinta ai punti ma tanto discussa nel verdetto, favorevole all’atleta di casa, Will Kaiser.
Furono, tuttavia, gli anni successivi a far decollare definitivamente la boxe a Sassari, grazie ad una figura di rilievo del mondo sportivo sassarese di cui nel 2019 sono stati celebrati i 100 anni dalla nascita, parliamo di Oreste Macciocu. Fu lui a dirigere la palestra della Torres a partire dalla metà degli anni Quaranta.
Allievo del maestro americano Steve Klaus (Oreste arrivo 2° su 100 iscritti al suo corso nel 1938), Macciocu seppe dare vita a quello che è considerato il periodo d’oro per il pugilato sassarese e per la Torres, lanciando nel professionismo pugili come Furesi, Polo, Carboni e Salvatore Pintore.
Tanti nomi e tanti momenti importanti, rimasti fissati nel tempo grazie a questi straordinari documenti conservati dalla famiglia Maccioccu in cui sono elencate le tantissime riunioni di boxe organizzate in città al Campo “Torres”, al Teatro Verdi, al Cinema Giardini nel periodo che va dal 1928 al 1948.
Un ventennio che abbraccia gli anni che precedettero e che seguirono la seconda guerra mondiale e attraverso i quali è possibile ricostruire frammenti importanti di storia sportiva cittadina.
Ma da dove nasce la passione per la boxe per Oreste Macciocu? La sua è una storia “di famiglia”.
Sono ben quattro i fratelli Maccioccu che, chi prima e chi dopo, con alterne fortune, salirono sul ring: Giulio, Giuseppe, Oreste e Salvatore. Ad emergere per primo fu Giulio, classe 1907. Di lui si racconta che per scendere di peso utilizzasse anche le caldaie in cui si lavorava il sale dell’azienda di famiglia, quella nata dal patriarca della famiglia Gesuino e che aveva sede in via Buccari.
Il figlio di Giulio, Bruno, ci regala alcuni aneddoti di quel periodo eroico della boxe sassarese: «Ho ricordi che mi arrivano da mia madre – racconta- e uno di questi riguarda un incontro importante per il titolo nazionale tenutosi a La Spezia. Erano presenti almeno 4000 persone quel giorno, tra cui anche tanti sassaresi, e papà stravinse. Eppure il verdetto disse il contrario. Ci fu una sollevazione da parte del pubblico, volarono sedie sul ring, la gente si ribellò a quella che ritennero un’ingiustizia clamorosa. Papà mandò un telegramma a mia madre raccontando quello che era successo e, nonostante la delusione, in qualche modo fu per lui una soddisfazione vedere che tutti avevano riconosciuto quel successo meritato». Di Giulio si ricorda anche l’epico match del Teatro Verdi del 12 dicembre del 1931 contro l’allora imbattuto napoletano Silvestro Matacena: «Papà fu messo giù al 5° round – racconta Bruno – ma si rialzò e il resto dell’incontro fu uno spettacolo, si battè come un leone e alla fine vinse ai punti nel tripudio generale».
Quello di Oreste fu un amore tramandato. Lui, amante del ciclismo, rimase folgorato dalla nobile arte per un episodio particolare che ci racconta oggi il figlio Marcello: «Mio zio Giulio era il più grande dei fratelli, praticava già la boxe e un giorno mio padre, di 12 anni più giovane, andò a trovarlo in palestra. Lo trovò contrariato perché in quel momento non cerano sparring partner e allora mio padre si propose di salire sul ring. Ovviamente non andò bene, si beccò un cazzotto nell’occhio che gli lasciò un vistoso ematoma e quando entrambi tornarono a casa le presero di santa ragione dalla madre. Da quel giorno lui si innamorò della boxe».
L’esordio di Oreste Macciocu nel mondo del pugilato, per la categoria mosca, avvenne il 2 gennaio del 1937 al Teatro Verdi di Sassari, ad appena 16 anni. In quella occasione sconfisse ai punti Fiori di Porto Torres.
Il debutto tra i professionisti arrivò nel 1942 e tre anni dopo giunse lo stop a causa di un difetto cardiaco. Nel mezzo tantissimi titoli vinti e match epici tra cui spicca il titolo provinciale prima serie in un incontro del 1938 sul ring di Porto Torres contro l’idolo locale Mario Solinas, campione italiano prima serie.
La sua carriera non fu come quella del fratello Giulio. Arrivò al professionismo ma fece pochi incontri. La passione rimase intatta e decise di fare da maestro per tanti altri che poi divennero nomi importanti di questa disciplina a livello locale e non solo.
Oreste Maccioccu fu anche massaggiatore della squadra di calcio della Torres negli anni ’40. In un documento, oggi andato perduto, la Torres gli scriveva di far sapere cosa dovevano dargli per il suo lavoro ma lui non rispose mai. “Non c’è ricompensa maggiore della gratitudine della gente” amava dire. Questa sua grande passione la viveva come una missione.
«Mio padre ha dedicato la sua vita alla boxe – osserva il figlio Mauro, anch’egli atleta, personal trainer e appassionato di pugilato- e sotto di lui si sono allenate tre generazioni di pugili. Ha avuto una carriera lunga 50 anni durante i quali gli sono stati riconosciuti premi come la medaglia d’oro del Comune di Sassari, della Federazione Pugilistica Italiana, l’Arciere d’oro nel 1981 e anche il titolo di Cavaliere della Repubblica dal Presidente Cossiga. Ha fatto tanto per questo sport e ha contribuito a dare alla Torres e alla città di Sassari un prestigio riconosciuto in tutto il mondo. I documenti e le foto che conserviamo con amore sono il suo testamento di una vita dedicata alla nobile arte».
Nel 1982 Oreste fondò l’Accademia Boxe, una palestra dedicata a tanti giovani sassaresi appassionati di pugilato ma fu costretto a chiudere a causa dello sfratto dei locali dopo 6 anni. Non smise mai di portare avanti il suo impegno. Fu il maestro Macciocu a farsi promotore anche delle più importanti riunioni pugilistiche che si tennero in città anche in tempi più recenti. Riuscì a portare grandissimi campioni della boxe azzurra come Nati, Stecca, Damiani, organizzando due titoli mondiali, cinque europei e tanti campionati nazionali. Per un anno fu anche Presidente della Federazione Pugilistica Sarda.
Sono gli ultimi momenti di vera gloria. Già a partire dagli Anni Settanta l’interesse per la boxe a Sassari e nel resto d’Italia andò pian piano ad affievolirsi. L’epopea dei fratelli Maccioccu (in alto sono ritratti Giulio e Oreste) si era conclusa lasciando, tuttavia, ricordi indelebili.
La sezione pugilistica della Torres, dopo i tempi eroici e i fasti di metà del ‘900, spense, definitivamente, le luci sul ring.
Giulia Bardanzellu
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