Questo pomeriggio Giuseppe Mastinu e Alessandro Masala hanno incontrato i ragazzi dell’Under 16 rossoblù presso lo stadio Vanni Sanna nell’ambito del Progetto Sef Torres ideato dalla Fondazione Sef Torres. All’incontro hanno partecipato anche il presidente del Club Stefano Udassi, il presidente della Fondazione Umberto Carboni, il Responsabile del Settore Giovanile Luca Raineri e il Responsabile Comunicazione Filippo Migheli. Il tema dell’incontro si è focalizzato sul concetto di sacrificio e rinuncia nel mondo del calcio e dello sport.
GIUSEPPE MASTINU – “Partiamo dal presupposto che per me il calcio e lo sport sono stati sempre un divertimento e dunque non parliamo di lavoro vero e proprio. Il lavoro è ben altra cosa. Ad ogni modo per essere un calciatore professionista e rappresentare una società seria come quella della Torres occorre essere professionisti in tutto e per tutto e devi esserlo fin da piccolo. Intraprendere questo percorso ha portato a delle rinunce come la famiglia, gli amici, le uscite, in particolare quando sei più piccolo e devi viaggiare e stare lontano dai tuoi affetti per inseguire un sogno. Mentre gli altri il sabato o il venerdì uscivano io stavo a casa o comunque mi attenevo ai programmi della società. La mia carriera ad alti livelli è iniziata un po’ tardi rispetto alla media, ma ad esempio quando sono stato preso dallo Spezia c’è stato un step abbastanza importante da fare con la mia famiglia e per fortuna mi hanno sempre supportato. I sacrifici fanno parte della nostra carriera come ad esempio dopo un infortunio. La resilienza è stata una costante nel mio percorso come quando firmai con la Juventus nelle giovanili, mi ero anche iscritto a scuola a Torino, poi ci fu Calciopoli e molti giovani dovettero andare via. Altre volte mi è capitato di pensare di smettere, ma non mi sono mai arreso. A La Spezia, ad esempio, mi voleva il Bologna, di Vaio in tribuna per vedermi, ma il mio ennesimo infortunio bloccò tutto”.
ALESSANDRO MASALA – “Concordo con Giuseppe. Anche io da piccolo ho dovuto viaggiare tanto in particolare nel momento in cui ho fatto parte del settore giovanile del Genoa. Stare lontano dalla famiglia, essere indipendente, seguire delle regole, non è semplice ma se si è determinati e si vuole fortemente qualcosa ci si può riuscire. Ho sempre cercato di fare una vita da professionista ed il sacrificio e la rinuncia sono alla base di tutto questo perché viviamo in un mondo privilegiato, ma ha degli obblighi. Nei confronti di chi? Prima di tutto noi stessi se vogliamo andare avanti e soprattutto della società che rappresentiamo. In questo senso la Torres è molto precisa e ha sempre messo davanti le caratteristiche dell’uomo/persona prima del calciatore e questo è il motivo principale di questi incontri”.
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