Napoletano ma con l’isola nel cuore e una lunga militanza nella Torres ripagata da una promozione in serie C che la città ricorda ancora con grande emozione.
Ci ha lasciato l’ex rossoblù Gennaro Ferrante, difensore che univa talento, forza fisica e grande tecnica in quella indimenticata formazione guidata da Vanni Sanna che poteva contare su tanti giocatori di spessore che oggi piangono la scomparsa di un amico.
Cresciuto nelle giovanili della Juventus, Ferrante aveva vestito le maglie di Velletri, Avellino, Pontedera e Salernitana prima di approdare in Sardegna.
A Sassari arrivò dall’Almas Roma nella stagione 1976/77 in serie D, con mister Franco Carradoni e collezionò 30 presenze. Il quarto posto alimentò speranze per l’anno successivo quando fu riconfermata la vecchia guardia e con Ferrante restarono giocatori come Dongu, Gavini, Lungheu, Rotili sotto la guida di mister Umberto Serradimigni. Furono 25 le presenze e un gol. Altre 27 presenze nel 78/79 quando in corso d’anno subentrò in panchina Vanni Sanna. Solo un ottavo posto ma si gettarono le basi per costruire un gruppo vincente.
Ferrante fu ancora importante perno difensivo nel 79/80 con 23 presenze totali insieme a Palmisano, Canessa, Demarcus.
È nell’anno 80/81 che Ferrante riesce a conquistare una vittoria di campionato importante che proiettò i rossoblù in serie C2. Con lui tanti giocatori esperti e ancora indimenticati per un gruppo solido che mister Sanna guidò con capacità e perizia tattica. Tra questi Gianmario Coghene, compagno di squadra ma anche amico fuori dal campo, che ricorda così quegli anni: “Con Gennaro abbiamo condiviso 4 stagioni indimenticabili – ricorda Coghene – e di lui ricordo la grande simpatia. Era una persona che scherzava sempre, su tutto, ma poi in campo era un leader positivo, ti incoraggiava sempre. Era un giocatore esperto e di personalità. Ricordo con simpatia i post allenamento a casa sua perché viveva a Platamona e la moglie ci chiedeva sempre, a me e Palmisano, di andare a trovarli perché a quei tempi lì non ci abitava nessuno.
Ricordo anche la sua scaramanzia, tipica delle persone del sud. Ci aveva coinvolto in un rito. In settimana andavamo in ristorante con una treccia di aglio dentro una busta e poi ce la portavamo sempre in trasferta. In quella stagione vincemmo il campionato e quella emozione vissuta tutti insieme non la dimenticherò mai”.
Terminata l’esperienza sul campo Ferrante intraprese anche la carriera di allenatore proprio nelle giovanili rossoblù.
Legato da un amore sincero alla città di Sassari, qui Ferrante visse ancora qualche anno per far concludere gli studi al figlio Marco.
All’ ex bomber del Torino e oggi dirigente del Savoia, alla figlia Laura e a sua moglie Lucia, va l’abbraccio della Società Torres e di tutto il popolo rossoblù in questo momento di grande dolore.
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